venerdì 8 novembre 2013



Senigallia 5 Stelle: Quando la fiducia non è una cosa seria

Continua la saga dell'ex- Italcementi. Terza puntata

L'area del cantiere ex-Sacelit, a SenigalliaNelle puntate precedenti abbiamo visto come i costi per la realizzazione del Borgo delle Torri,  talmente alti da determinare prezzi finali non sostenibili dal mercato, fanno pensare più ad una scommessa azzardata che a un’operazione industriale basata su un solido conto economico; e che la crisi successivamente intervenuta ha fatto solo da innesco per l’ordigno così confezionato.

In particolare gravavano sul prezzo al compratore quello l’acquisto dell’area (34 milioni di euro) e quello per gli oneri di urbanizzazione (20 milioni di euro).
A questi ultimi possiamo ora aggiungere i costi delle fidejussioni necessarie a garantire al Comune di Senigallia la effettiva solvibilità riguardo agli oneri di urbanizzazione. Un vero e proprio giro di danze, valutato attorno al 3,5% del valore delle fidesjussioni, circa 850.000 euro.
La convenzione con il Comune era supportata da due fidejussioni, di pari importo, una della Banca delle Marche ed una della Finworld s.p.a., per un totale di 24.600.000 euro.
Però il 16 marzo 2011 il Comune di Senigallia decise di consentire a Lanari di sostituire la fideiussione di Banca Marche per 12,3 milioni, con altre di uguale importo complessivo emesse da Finworld in tre riprese nei quattro mesi successivi.
Non solo la convenzione è rimasta scoperta senza motivazioni palesi per quattro mesi delle necessarie garanzie, ma non era nemmeno nell’interesse della città rinunciare ad una garanzia bancaria, notevolmente più affidabile, all’epoca, di una finanziaria come quella in questione.
Documenti pubblici emessi in quell’anno (L’Informativa al pubblico di Finworld ex Basilea 2 – Terzo pilastro sulla situazione al 31 dicembre 2010) parlano di un patrimonio di base di 14.310.000 euro in testa alla Società, che risulta però esposta per 420.273.000 euro, divario abbastanza eloquente per valutarne l’affidabilità e già sufficiente per indurre il Comune a rifiutare ulteriori fidejussioni dallo stesso emittente.
A norma di Banca d’Italia, la Finworld era fuori dai parametri di Basilea II per il volume dei rischi rispetto al patrimonio e, comunque, non poteva impegnare più di un quarto del suo patrimonio di vigilanza su un singolo rischio.
Per questi motivi già la prima fidejussione di 12.300.000 euro era irregolare: figuriamoci il raddoppio.
La conferma di una cattiva amministrazione della Finworld, golosamente arrendevole verso la tentazione di lucrare oltre la propria capacità, veniva il 7 maggio dell’anno seguente, quando la Banca d’Italia inflisse sanzioni amministrative proprio per la violazione della normativa in materia di concentrazione dei rischi e carenze gestionali e amministrative.
Perché dunque l’amministrazione comunale ha messo la città in mani così poco sicure, quando poteva benissimo non farlo?
E poi:
- siamo certi che il Comune sta seguendo l’iter giusto nella gestione delle fideiussioni?
- il Comune ha diligentemente informato il fideiussore delle criticità del credito garantito alla luce dei fatti intervenuti negli ultimi tempi?
- qualcuno in Comune ha considerato l’eventualità che la Convenzione tra Comune e La Fortezza venga dichiarata nulla, essendo sopravvenuto un parziale passaggio di proprietà (da La Fortezza a Nuova Darsena)?
Chi deve pagare, specialmente per gli errori degli altri, non è mai contento di farlo:
non è che per caso stiamo predisponendo loro dei comodi appigli giuridici per rimandare sine die il risarcimento dovuto alla comunità?

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